E perciò?
"è appunto uscito per una grande casa editrice, una di quelle che di sicuro non ti prende per mano e ti segue passo dopo passo nella presentazione e promozione del lavoro, considerato anche il periodo in cui è uscito, alla vigilia di un momento sovraffollato proprio dal Gotha dell'editoria italiana e non". E Silva fra le altre cose non è solo una scrittrice bensì una donna che lavora, con un'attività da seguire (lo shop di oggettistica e non solo, ViaVai in corso Italia a Orbetello).
Però il mio primo bilancio è positivo" ci dice, se volessimo provare a sintetizzare (impresa non semplice) ciò che una che con le parole ha estrema dimestichezza come Silva ha da dire. E ha da dire.
Abbiamo letto le numerose e lusinghiere recensioni (il libro ha una sua pagina Facebook dove l'autrice le ha raccolte). Quello che a noi (ma non solo a noi) risulta è che poi nessuno è profeta in patria. Ci interessa la reazione degli orbetellani, della gente che vivi e frequenti ogni giorno.
"Molte reazioni. Con modalità diversificate: dal commento sui social ai messaggi o, inevitabilmente, vis-a-vis. Molti attestati di stima che ovviamente mi hanno gratificata, a maggior ragione se pensi che quello che ho scritto in quelle pagine è la mia vita, è chi sono e da dove provengo, è dolore e disagio duri da estirpare, da mettere a tacere persino dopo un lungo percorso di analisi, e che vuoi o non vuoi ti mettono a nudo di fronte a chi ti guarda negli occhi dopo la lettura. Spesso, nelle presentazioni o comunque nelle occasioni ufficiali, mi si è rimproverato un lieve distacco, una qualche parsimonia nel trasporto emotivo, nel parlare del mio lavoro. Il fatto è che semplicemente arriva un momento in cui devi anteporre uno schermo protettivo tra te e coloro con i quali disquisisci di qualcosa in cui sono rinchiuse pagine anche penose della tua esistenza. Tua e dei tuoi cari. Chi ti fa delle domande, magari per semplice "deformazione" professionale, a volte tende a non indossare guanti di velluto".
Si, ma per fortuna episodiche. Qualcosa che mi fa pensare che c'è chi possa avere difficoltà a comprendere che innanzi tutto non è stato facile per me, e che la parte biografica del libro, quella più aderente alla realtà, è stata una specie di lunga attività vulcanica sotterranea, silenziosa e non visibile ad occhio nudo, che però era destinata ad eruttare. In realtà, niente di diverso da quello che un milione di altre donne possono aver scritto sino ad oggi, confrontandosi con la trasposizione in chiave letteraria di trascorsi di vita vera che, proprio perchè parliamo di donne, raramente sono esenti da aspetti penosamente duri da esternare, ma che appunto non hanno impedito di farlo a un milione di altre scrittrici prima di me".
Dovessi cominciare oggi stesso a lavorare ad un nuovo libro di che si tratterebbe?
Intanto di cosa non si tratterebbe: del seguito de "Le Formiche". Posso dirti che no, non comincio stasera, ma è ovvio che chi scrive da sempre, per un motivo o per un altro, anche e soprattutto per professione (Silva lo ha fatto per anni, e anche in quel caso a livelli notevolissimi) un progetto nel cassetto ce l'ha sempre. Un totte numero di pagine già abbozzate ce l'ha. E che stavolta si tratterebbe di un romanzo scaturito esclusivamente dalla mia fantasia. Poi è ovvio che a un po di vissuto si ricorre sempre, specie nei tratti dei personaggi, ma in ogni caso niente di altrettanto "viscerale", per capirci".
E noi aspettiamo. Abbiamo tutto il tempo. E se nel frattempo non lo abbiamo ancora fatto, leggiamo Le formiche non hanno le ali. O al più, lo rileggiamo.
Auguri.
un'esclusiva
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