mercoledì 10 ottobre 2018

Che aria tira: Alessandro Ragusa

Alessandro, l'uomo che per professione tiene i piedi ben saldi nelle fondamenta e per diletto spicca il volo, lunga e appassionata militanza in quella sinistra che giornalisticamente si sintetizza nel termine "radicale" (e che talvolta saremmo tentati di definire indefinibile) poi trasmigrato nel PD (con un percorso diametralmente opposto a molte altre anime irrequete della nostra sinistra) in tempo in tempo per la golden age renziana nella quale però non sempre ha sguazzato felice e beato, anzi.
Ex assessore, pensatore di fine eleganza che non di rado destreggia con padronanza l'arma dell'ironia. A lui, o meglio, anche a lui abbiamo voluto chiedere alcune considerazioni sull'aria che tira: qui da noi, in tutto il paese, nel mondo, o chissà dove. Eccole:
"Marx ci ha preso tutti per il culo! 
Il proletariato non ha vinto e le classi dominanti continuano a governare direttamente ed indirettamente tutti i processi. La sinistra è sparita e la classe operaia invece di istaurare la propria dittatura ha spedito al governo i primi che passavano per strada.
Se mi avessi chiesto di fare un tweet l’avrei chiusa qua, ma dato che siamo su un blog continuo ancora un po’.
Il mondo attraversa una fase decisamente caotica, la crisi ha acuito le differenze socio economiche, con i ricchi sempre più ricchi, al sicuro e sodali fra di loro e i poveri sempre più poveri ed in serrata competizione. Gli ascensori sociali sono fermi, l’insicurezza, sia sociale che economica, è evidente.
In questa partita gli schieramenti storici rappresentati da destra e sinistra hanno cambiato radicalmente paradigma.
La sinistra maggioritaria che lottava contro il sistema mettendo in campo lotte per il cambiamento sociale, per il rovesciamento del modello economico, che lottava per disegnare nuovi orizzonti e società nuove, si è adagiata su se stessa: ha avuto la pretesa, forse in buona fede ma comunque stupida, di essere in grado di gestire le incongruenze del turboliberismo, magari annacquandolo un po’ con qualche ammortizzatore sociale, ed è rimasta fagocitata da queste incongruenze, incapace ormai di offrire una prospettiva di cambio radicale.
La destra ha invece imboccato la strada populista e dal conservatorismo si è piazzata al centro della scena come forza rivoluzionaria, spesso reazionaria, critica contro il sistema che per molto tempo ha contribuito ad alimentare e critica nei confronti degli effetti che quel sistema produce.
Insomma, da un lato abbiamo i populisti che ci prospettano soluzioni facili ed immediate nei confronti di temi estremamente complessi, dall’altro abbiamo la sinistra che di quei problemi nega l’esistenza. Se da un lato è assolutamente stupido pensare di risolvere il fenomeno dell’immigrazione con il #chiudiamoiporti, oppure affrontare il tema della povertà aumentando il debito pubblico per il reddito di cittadinanza, dall’altro è assolutamente stupido negare che quando tu come Stato non puoi garantire condizioni di dignità alle persone, anche se vengo da territori più poveri di noi, stai favorendo la creazione di “periferie sociali” che in buona percentuale si tramuteranno in microcriminalità e in buona parte saranno benzina sul fuoco per le grandi mafie, così com’è assolutamente stupido negare che la povertà esista e asserire che essa si possa e debba combattere solo con l’espansione economica (tesi tra l’altro cara ai liberisti e non ai socialisti, ma ormai assunta a pieno titolo anche dal Partito Democratico).
Sul banco degli imputati c’è ovviamente l’Europa ed anche qua si ripresenta il solito gioco delle parti: i populisti che vogliono uscirne, dimenticando che comunque l’Europa ci sta garantendo ormai da 60 anni la pace, almeno sul nostro territorio, e che se non siamo finiti a comprare un kilogrammo di pane con una carretta di lire come in Venezuela è anche perché c’è l’Euro, dall’altro ci sono i progressisti che negano che l’Europa abbia bisogno di essere riformata e che non possiamo vivere governati da istituzioni legittime, ma non elette democraticamente, come per esempio la Banca centrale.
Il PD al livello nazionale è stato assolutamente coerente con quanto ho detto prima: Renzi ha raccontato un mondo semplice, ha tentato di far credere che la globalizzazione fosse facile per tutti, ha tentato di raccontare storie vincenti, dimenticando invece che la maggior parte delle storie sono storie di periferia e difficili e che proprio in periferia si vivono gli effetti più nefasti della competizione mondiale. Accanto a questo racconto ha associato un carattere da guappo che, come ben sappiamo, in Italia viene a noia facilmente. Il resto è assolutamente storia conosciuta.

Su Orbetello ho ben poco da puntualizzare, quello che avevo da dire l’ho detto nei cinque anni da amministratore, avevo avvertito che saremmo andati a sbattere e l’unico errore di valutazione che forse ho commesso è che il tonfo è stato ancora più grande di quanto avessi previsto: tutto quello che c’è ora, a partire dall’elezione di Casamenti come Sindaco fino all’elezione di Berardi come Senatore ha come punto di partenza il fallimento della nostra esperienza amministrativa.
Per quanto riguarda il da farsi ho ben pochi consigli tranne uno: credo che non vi sia alternativa per ripartire se non quella di chiedere a chi ha fatto parte di un periodo fallimentare che si faccia almeno per un po’ (un bel po’) da parte. Non si può avere la pretesa di guidare l’opposizione cercando di ricostruire un’alternativa, né al livello nazionale né al livello locale, essendo stati protagonisti di una batosta elettorale con ben pochi precedenti.
Per quanto mi riguarda ho già ascoltato il mio consiglio: mi sono fatto da parte questo giro e almeno per il prossimo futuro non ho intenzione di tornare ad essere protagonista in prima persona. Le mie ambizioni e le mie aspirazioni in questo momento guardano decisamente da altre parti ma, come sai, il vizio di pensare non me lo toglierò mai, quindi ogni volta che vorrai chiedermi una riflessione sarai il benvenuto".


Così come lo saranno le tue considerazioni prossime venture. Grazie Alessandro.
E anche le tue (cioè di te che stai leggendo) saranno gradite. Quelle autonome o in risposta agli interventi dei concittadini che stiamo interpellando; qui, tramite la funzione "commenti" di questo blog, o nelle corrispondenti finestre social.
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1 commento:

  1. Posso largamente condividere le riflessioni di Alessandro ad eccezione del primo paragrafo. Marx non ci ha preso per culo, perchè non ha mai scritto che il proletariato avrebbe potuto vincere e diventare classe dirigente e di governo in una formazione socioeconomica ancora capitalistica. Questa interpretazione è stata aggiunta da Lenin e il leninismo ("Il socialismo in un Paese solo"). Il proletariato, Marx non l'ha mai identificato solo con l'operaio della manifattura, ma proiettato nel futuro, con molta chiaroveggenza,inglobando tutti coloro che lavorano e producono valore. Oggi anche chi lavora davanti ad una tastiera o dietro un microscopi0 lo è. Tonino Fornaro

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