Da uno scambio di battute dopo la pubblicazione di questa foto sulla nostra pagina Facebook (ORBETELLOVER) con Sara, che commentava parlando di "fasti di un tempo" con la sconsolata considerazione che "fare confronti fa male", lo spunto per un paio di considerazioni.
Il Carnevaletto da 3 Soldi era una tradizione che non andava fermata. Quando noi ci mettemmo in gioco (proprio i ragazzi della foto qui sopra) il Carnevale orbetellano era già stato fatto morire una volta. E una volta era miracolosamente resuscitato. Con grande fatica. Per questo penso che non avrebbe mai dovuto essere fermato: a qualunque costo. E' una cosa che gli orbetellani amano, era una cosa che attirava un gran numero di turisti (io ricordo dei pulman, ai tempi a cui risalgono queste foto, con i turisti), era un'evento che col biglietto d'ingresso si auto-finanziava in buonissima parte. Era una ricchezza culturale straordinaria della nostra piccola comunità e una fantastica occasione di aggregazione: la preparazione richiedeva molto lavoro, da fare tutti assieme: molto più di quanto non siano tutti i tentativi di scimmiottare palii e palietti che nei comuni limitrofi godono di grandi fasti e passione popolare e che da noi ho sempre avuto l'impressione non interessino veramente nessuno.
Questo era il nostro palio: i carri abbinati ai rioni. E, i più giovani possono non ricordarlo, ma le rispettive tifoserie si incendiavano. E non poco. A volte anche troppo, sino alle mani. Quando un carro vinceva, gli altri sportivamente dovevano accettare il verdetto. Ma in realtà le palle giravano, eccome.
Ad un certo punto la disputa arrivò ad essere quasi sempre tra noi (rione Piazza d'Armi) e il clan dei fantastici Angione Bros (rione Neghelli). Loro fortissimi nella realizzazione del carro vero e proprio, noi, assai meno dotati in quanto ad abilità manuale, in tutto quello che fa carnevale anche senza un carro: costumi, coreografie, luci, effetti. Il pubblico (soprattutto Orbetello) si appassionava alla disputa. In realtà le caratteristiche dei due schieramenti si compensavano a meraviglia, e a guadagnarci era lo stesso Carnevale, che riuscivà così ad offrire un evento, uno spettacolo (vero e proprio, credetemi..) ancora più ricco, ancora più variegato. Senza dimenticare che a volte gli outsider (lo Scalo, Albinia, a volte Capalbio Scalo) stimolati a loro volta dalla competizione fortissima, riuscivano a riservare sorpresine niente male.
Il punto è: a noi non lo prescrisse il dottore di inventarci quello scherzetto di spettacolo che riuscimmo ad inventarci. E il dottore non prescrisse agli Angione o ai Mariotti di diventare dei fuoriclasse della cartapesta (riduttivo, ma è per intenderci): noi abbiamo voluto farlo.
Eravamo un bel gruppone di ragazze e ragazzi, benedetti come chiunque altro dalla bellezza, dall'esuberanza, dalla sfrontatezza dei vent'anni, che come qualsiasi altro gruppo di ragazzi bighellonava che so, sugli scalini del Banco di Roma, sui gradini (allora) delle Poste, o nei paraggi di una sala giochi.
Noi decidemmo di rimboccarci le maniche e darci da fare. Non ci costrinse nessuno. Per noi non c'era neppure il carro (molto costosi, all'epoca e pure oggi, credo) il primo anno: e noi ci arrabattammo con un vecchio camion che non ci risparmiò neppure l'incendio a metà sfilata, una bella domenica. Ma riuscimmo a fare una cosa talmente gagliarda, talmente contagiosa, talmente divertente al punto da vincere contro i micidiali maestri carristi, e aggiudicarci la fiducia di chi sin dall'anno successivo garantì anche a noi un bel pianale e un bel trattore, cioè l'agognato carro, quello vero.
Che so, Nando e Giancarlo erano i più dotati manualmente, Fabrizio aveva estro e talento per le ambientazioni, Silva e Sonia avevano anni di scuola di danza per le coreografie, io avrei assicurato un commento musicale assolutamente inappuntabile. E tutti avevamo voglia di divertirci (perchè poi di quello si tratta), di creare, di esprimerci, e di divertire.
Certo, i "rivali" rivali erano fortissimi, e noi ci accaparrammo i Sabatini o i Babbanini: luci, effetti, musica e struttura scenografica portante erano onere quasi interamente loro, noi tuttalpiù manovalanza (tanta!).
Naturalmente eravamo giovani e carini, e le ragazze sexyssime, e sapevamo ballare perchè lo facevamo abitualmente: ma noi decidemmo di osare di più, ovvero sere e sere di prove per delle vere e proprie coeografie: studiate, strutturate, perfettamente in sincro (e vi assicuro che far fare sta roba ai baldanzosi ma tutt'altro che leggiadri eroi dell'Unione Sportiva Orbetello non era esattamente una passeggiata di salute..).
Noi decidemmo che i costumi avrebbero dovuto essere sfarzosi, verosimili, a volte perfetti. E naturalmente costosi. E noi, come tutti i ragazzi, eravamo assai squattrinati. E beh dai, un pò di ingegno: Katia entrava e chiedeva 20 centimetri di elastico e noi, in quattro o cinque, dietro dietro a saccheggiare (reato prescritto, prego..).
Tutto questo per dirti, Sara, che è verissimo che il Carnevaletto da 3 Soldi non andava fermato, perchè ricominciare poi è durissima: è un ingranaggio che si inceppa, i ragazzi crescono senza quella specifica cultura. E sarebbe stato possibile non fermarlo, se veramente ci fosse stata la volontà di farlo.
Anche vero, però, che una volta che si ricomincia, allora è bene non aspettare che i "vecchi fasti" ci cadano dal cielo. Allora è bene, cari ragazzi, rimboccarci le maniche e sbattersi un po per 1) fare una cosa bella per il luogo dove siamo nati e cresciuti 2) per divertirsi come matti, che di certo non fa male alla salute.
So che a Orbetello (ma questa è una malattia tutta italiana) ogni iniziativa, ogni voglia di fare si scontra con uno tzunami di cagate burocratiche inutili, obsolete, urticanti. So che ci si sente sempre rispondere che "non ci sono i soldi". Ma è pure vero che a volte le cose belle, se si vuole e se si hanno le palle, si fanno pure senza tanti soldi: con l'ingegno, l'estro, la fantasia e, appunto, la voglia di fare. E in culo alla burocrazia: davanti allo spirito di iniziativa di tanti ragazzi e ragazze non può esserci burocrazia che tenga, non può esserci ente o amministrazione che finga di non vedere e non sentire.
Noi abbiamo semplicemente seguito questa filosofia. I risultati sono scolpiti in una manciata di vecchie foto sbiadite e nella memoria di molti, moltissimi orbetellani in modo ancora più indelebile. E soprattutto,
momenti come quelli che vedi qui sotto, non può toglierceli proprio nessuno: li abbiamo voluti, ce li siamo presi.
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