domenica 16 agosto 2015

chiuso per pastasciutta

Auspichiamo che ci venga concesso questo piccolo sfogo, che reputiamo amichevole.
Perliamo infatti di una categoria composta in grandissima parte da amici cari a cui vogliamo bene, e con la quale ci fregiamo di collaborare e di farlo al meglio. Ma i negozi chiusi dopo l'una oggi erano una roba che gridava vendetta. Complice la giornata dalla partenza meteo incerta, la concomitanza con un mercatino che costituisce grande attrattiva, il corso era gremito e gremito prevalentemente di turisti, ovvero potenziali clienti per i negozi del corso e dintorni.
Peccato che appena scocchi l'una, sbram: fine della fiera, tutti a fare la siesta nemmeno fossimo in un villaggio sulle alture della Sierra Madre, e chi vuole Cristo se lo prega, come diceva mamma.
Sappiamo che si tratta di un sacrificio. In questo periodo ci sono le chiusure tardo-serali a rendere il lavoro più faticoso. Ma se è per questo, ci vengono in mente orari assai più stressanti, tipo quelli dei bar che oltre all'orario non-stop e la chiusura serale a tarda ora hanno pure l'apertura in alcuni casi praticamente all'alba. E allora temiamo si tratti di sacrificio, non di mission impossible. Quanti giorni ci saranno nell'arco dell'intero anno in cui il corso è così pieno di turisti già di mattinata? Tre? Forse quattro? E allora? Davvero non si può protrarre l'orario di chiusura o abolirlo del tutto, perlomeno in situazioni realmente eccezionali come queste? Raccogliamo spesso le lamentele sul fatto che non si faccia molto per vivacizzare il centro storico in piena stagione, e certo un cartellone di eventi infarcito di robe di una pallosità invereconda che definire per pochi intimi è un eufemismo, non aiuta. Salvo però che quando il corso è comunque non vivace, vivacissimo, sembra di essere a scuola: suona la campanella e tutti a farsi una bella amatriciana. Noi non ameremmo deambulare come zombie nella desolazione della via principale di una località turistica con tutti i negozi chiusi. Personalmente ci chiederemmo in quale minchia di posto fossimo capitati, e di sicuro ci spareremmo un bel crocione.
L'inverno è lungo, lunghissimo. Il centro appare spettrale per settimane intere e a volte si ha l'impressione che lo sia ogni anno un po' di più. Ce l'avremo il tempo di riposarci e di chiudere quando e quanto ci pare e piace, e altro che amatriciana: banchetti da impero romano? A costo di dire una banalità, ci lamentiamo tanto per le catastrofiche conseguenze di una lunga e penosissima crisi economica che ha sfiancato soprattutto quel mondo: quello delle piccole e medie imprese. Poi però ce ne batacchiamo la minchia di una folla di turisti magari in fregola di shopping.
Delle due l'una: o non si ha bisogno, e la cantilena di lamentele sulla "crisi" è solo pour parler, tipo non ci sono più le mezze stagioni signora cara, nel qual caso saremmo felicissimi per voi, oppure onestamente ci sfugge il motivo per cui oltre a turlupinarli (legittimamente, per carità) con prezzi da Saint Tropez in cambio di servizi arraffazzonati e intrattenimento zero, dovremmo pretendere che i turisti dell'alta stagione che tanto invochiamo, tango agogniamo per undici interminabili mesi, debbano pure aspettare i nostri comodi per pastasciutte e pennichelle.

il corso di Orbetello alle 13:30 di domenica 16 agosto, con le serrande nella quasi totalità
abbassate.

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