RUBRICHE
CATWALK
(56)
COSE BUONE
(46)
GALLERY
(117)
HOMETOWN
(258)
MAREMMA PEOPLE
(179)
NOTE
(85)
PLACE TO BE
(116)
QUESTIONING
(87)
SAI COSA
(33)
SAI COSA..
(55)
SPOT
(84)
SPOTLIGHT
(218)
TI DIRO'..
(29)
martedì 26 aprile 2016
vince chi la spara più grossa.
Partiamo da un semplice assunto: non riuscire a creare un solo posto di lavoro condannando un'intera generazione (e passa) al tran tran dello stagionale per quattro mesi e all'assistenzialismo per i rimanenti otto, è più difficile che crearne. E di grazia, chi li ha creati questi posti di lavoro oggi, ieri, l'altro ieri?
Partiamo da questo innocente dato statistico per provare, forse con un po' di trombonaggine moralista, a dire: calma ragazzi, le state sparando veramente troppo grosse. Abbiamo capito le campagne elettorali e bla bla bla. Ma davvero non ci meritiamo un po' più di pacatezza? Di concretezza? Di realismo? E si, di sincerità?
Abbiamo tutti visto e stravisto il solito brulichio di solerti operai intenti a potare aiuole e aiuolette e riasfaltare questa o quella stradina in prossimità di una tornata di amministrative. Li abbiamo visti così tante volte da averli fracichi in corpo. Va da se che non può essere quello ad infinocchiarci.
Nè può esserlo questo snervante, ossessivo, patologico mantra di post e commenti, e ancora post e commenti su come sia tutto sbagliato, tutto inutile, tutto da rifare e noi lo rifaremo meglio.
Non può esserlo perchè le ataviche piccole, grandi magagne che affliggono Orbetello da decenni (già, decenni) si risolvono solo con un colpo di quella bacchetta magica che però nessuno possiede.
Oppure con la lungimiranza, con un lavoro lungo e faticoso, con la massima concentrazione di chi se ne assume l'onere, e possibilmente con la certificata competenza di chi accogliamo in squadra, preferibilmente non soltanto perchè portatori sani di voti, che tanto poi i nodi vengono al pettine eccome, mettendo nel calderone pure qualche malaugurata calamità imprevista e chissà quanto imprevedibile.
Non amiamo ricorrere a termini abusati, ma stavolta il sostantivo teatrino ci esce dal cuore, più che dalla bocca. Per tutto ciò che stiamo vedendo e sentendo. E stiamo vedendo e sentendo così tanto, così troppo da interrogarci: ma davvero siamo così babbei? O ne sono convinti solo loro?
Si va da quelli a sentire i quali l'attuale amministrazione non ne ha azzeccata una che è una, magari per sbaglio, magari per la legge dei grandi numeri, magari perchè anche un orologio scassato un paio di volte al giorno segna l'ora esatta, macchè: una catastrofe, una Caporetto, un disastro epocale, talmente epocale da risultare surreale pure ai più acerrimi nemici della giunta Paffetti, visto che stiamo comunque parlando di una squadra di persone adulte e mediamente intelligenti e non di un branco di beoti intenti a far bagordi alla sagra dell'abbacchio. Ma, dovendo proprio ammettere che così sia stato, ammesso che qualcosa non abbia fatto proprio cagare, allora è qualcosa che era stato iniziato dalle precedenti amministrazioni.
Che, diciamocelo, non sono state di passaggio. Non sono state meteore. Ma che invece hanno avuto tutto il tempo, modo e maniera per tramutare Orbetello in questa Bengodi dell'efficienza e dell'opulenza che però, ops, nessuno di noi ha mai visto (ma forse c'eravamo distratti).
Agli altri, che forse qualche errore l'hanno commesso, ma sempre e solo perchè la burocrazia, perchè la precedente amministrazione, perchè l'opposizione, perchè la Provincia, perchè la Regione, perchè il WWF, perchè il governo centrale, perchè l'Associazione Reduci del Vietnam, perchè Nonna Papera e mai per colpa di qualche assessore non esattamente da premio Nobel o scelte un po' a cazzo e un non richiesto surplus di presunzione e delirio di onnipotenza che non suscitano esattamente sti grandi sussulti di empatia, detto fra noi.
E gli altri ancora che, dall'alto della loro Gaia beatitudine, si incartano in ragionamenti così criptici, così logorroici che Renato Zero gli fa un pippone, con quei pochi poveretti che bontà loro si sono degnati di prestare un minimo di attenzione, che ancora vagano per il paese a interrogarsi su cosa minchia vogliano dire quei deliri e già che ci siamo pure sul mistero cosmico.
Ma su una cosa sono tutti gagliardamente concordi: loro faranno (o rifaranno) meglio e di più.
E a noi poveri comuni mortali non rimarrà che assistere folgorati da stuporone quasi mistico ad un'accessoriata gamma di miracolistica che Padre Pio al confronto è il Santone di Arcella, a partire dalla resurrezione dell'ex Sitoco, ovviamente tramutata in una specie di eden (e bada bene, non la rinomata balera) in terra con abitazioni da sogno, centri commerciali e SPA per le tardone romane, quelle con addosso tanta di quella plastica che per riciclarle c'è da scatenare un'altra terra dei fuochi, alla realizzazione di un vero e proprio villaggio olimpico, altro che impianti sportivi, e al brulicare di attività museali per i nostalgici tardo-fascistoidi delle prodi imprese di Italo Balbo nel parco ex-Idroscalo, a una laguna con le acque così limpide e pescose che le barriere coralline del Madagascar al confronto sono fogne a cielo aperto, all'inaugurazione dell'agognatissimo teatro che tanto a Orbetello tutto ci manca tranne che gli attori e le attrici, senza stare a scomodare tanti Bagaglini, al ritorno del Festival dei Presidi che saluterà la reunion degli Abba mica quella dei Pooh con Riccardo Fogli, che non stiamo qui a pettinare le bambole (o a far marcire intere gradinate e impianti acquistati non esattamente ai saldi da Ikea), all'esodo biblico di mastodontici nugoloni di moscerini che dopo secoli di onorata cittadinanza abbandoneranno quello che in realtà è semplicemente il loro habitat naturale (quello lacustre) per trasferirsi armi e bagagli in periferia di Frosinone, alle frazioni che finalmente splenderanno di luce propria con Albinia nuova Las Vegas e Talamone a fare concorrenza a Saint Tropez, e a proposito, ovviamente il ritorno del Frontone di Talamone, ma se se servisse a scucire il voto di qualche boccalone in più, perchè non la piramide di Cheope che tanto in Egitto tira una brutta aria, al ritorno ai massimi fulgori dell'ospedale, smantellato pezzo per pezzo già un paio di giorni dopo l'inaugurazione nemmeno l'avessimo fatto coi Lego, fulgori per i quali si sta già trattando con Eric Dane di Grey's Anatomy che, diciamocelo, anche l'occhio vuole la sua parte e tanto comunque è disoccupato, e mica ci siamo accontentati del ritorno del poro Garibaldi, dato che nella sua immobilità statuaria risulta pure un pò lugubre e perciò si considera l'opzione ologramma, magari con a fianco Michael Jackson, per vederlo finalmente muoversi e tornare a nuova vita, non prima di aver tramutato la solita, cara, vecchia, pallosissima tiritera della fontana di piazza Cortesini nella stupefacente Versailles de noantri.
E se invece più realisticamente provassimo tutti a rimettere i piedini in terra e smettere di sparare minchiate fuori dalla grazia di Dio, evitando così qualche bel merdone di figura nei tre-quattro anni a venire, oltre che a offendere l'intelligenza dei cittadini che forse, e sottolineiamo forse, se in quanto a presenza alle urne sono ormai una riserva indiana, una razza in via di estinzione sotto tutela del WWF, è proprio perchè nauseati da questo tsunami di belle parole che chi scrive è attempato a sufficienza da ritenere sempre e solo le solite quattro cazzate, dato che all'orizzonte non si intravedono verginelli dell'impervia pratica dell'amministrare bensì signori e signore che hanno già (abbondantemente) dato e che potrebbero intanto provare a raccontarci, e possibilmente senza scaricabarili thank you, perchè tutto questo non l'hanno già fatto nelle loro precedenti esperienze, magari spiegando con maggiore chiarezza a quell'(abbondante) fetta di cittadinanza che proprio non la vuole intendere che la coperta è comunque corta, e che se ti copri il mento scopri i piedi, e che se aggiungi di qua togli di la, e proprio con questo bisogna fare i conti, vuoi mai sapere che se non altro apprezzeremmo la sincerità e il realismo, che in politica dovrebbero essere due doti non esattamente opzionali? E magari impiegare il tempo che si passa a presenziare tutto il presenziare possibile e immaginabile, reale e virtuale, (e tiriamo un sospiro di sollievo nell'apprendere che il vescovo gode di buona salute) a ribadire agli orbetellani che tutti i buoni propositi di questo mondo alla fine della fiera cozzano fragorosamente col fatto che amministrare un comune, anche di modeste dimensioni come il nostro, è tutt'altro che semplice vista anche l'adorabile propensione di chi ci ha governato a Roma negli ultimi vent'anni a farsi belli togliendo tasse e balzelli che poi però lasciano in mutande proprio i sindaci, facendo le belle fighe con le passere degli altri (evitando per una volta di fare il solito sfoggio di omofobia a tutti i costi con culi, froci e via adinolfando) pratica, quella della bellafigaggine, in cui non se la sta cavando malaccio neppure l'ultimo arrivato nostro conterraneo, giusto per ricordare al mondo che Pinocchio è nato in Toscana.
E provare a contrastarla proprio noi, questa elementare nozioncina biografica?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Orbetellove si riserva la facoltà di rimuovere commenti non in sintonia con la mission e le caratteristiche del blog.