E così ci giungeva voce di questo piccolo conclave di romani con seconda (ma anche terza o quarta) casa ad Orbetello che, sfoggiando armi di seduzione (elettorale) di qualsivoglia genere, approccerebbero questo o quel candidato alle amministrative con una richiesta chiara e tonda: noi ti supportiamo ma (e già con il ma l'abbiamo fatta tantissimo fuori dal vaso) tu devi garantirci un paese più silenzioso. Noi veniamo qui per riposarci e le nostre ninne sante e benedette sono disturbate da feste, spettacoli, concertini fuori dai locali soprattutto nel centro storico. E già che ci siamo ricordati pure che noi qui paghiamo l'Imu sulla seconda casa (e ci mancherebbe pure..) e bla bla bla. Tutto questo previa capatina dai Carabinieri per manifestare un terribile soprassalto di sdegno per la festa di sabato sera (capirai, hai detto un rave..) che ha turbato il nostro sacro sonno ristoratore con volumi e orari da programma tv di Milli Carlucci (oltre ogni tollerabile immaginazione, cioè), che mica possiamo spendere una fortuna in botox e poi girare con le occhiaie per lo strapazzo..
Ok. Io sono un tipo un po' agitatino ma tutto sommato buono. E perciò facciamo che preferisco pensare trattarsi delle ultime badilate di merda pre-elettorali, quando di cartucce non se ne hanno da sparare ancora molte, e si ricorre alla zizzania nei confronti dell'avversario sibilando a giro che zitto zitto tresca coi ricconi romani promettendo il coprifuoco perpetuo in cambio di chissà cosa (sappiamo cosa ma fingiamo di no). Preferisco pensare questo. Anche se, ops (c'è sempre un ops) questa tiritera non mi suona ne nuova ne inedita, men che mai fantascientifica. Sbaglio? E allora meglio chiarirci subito. Io oltre che un po' agitatino sono pure un tipo tutto sommato tranquillo: non amo gli eccessi (in termini di volume e orari, intendo. Li adoro invece di qualsivoglia altro genere. Ma non è questo il punto) ne le situazioni a rischio degenerazione. Ma a dire il vero non amo troppo neppure l'idea di vivere in un paese dormitorio in attesa di questo fantasmagorico "turismo di qualità" che aspettiamo ormai dagli anni 70 come la cura per l'herpes, in entrambi i casi senza gran risultati. Penso anche che se riuscissimo a capire anche solo domattina che turismo giovanile significa pizzerie e ristoranti pieni, bar che viaggiano come locomotive giapponesi, come pure negozi di abbigliamento, impianti sportivi, campeggi, discoteche (che qui in estate aprono solo il sabato sera, caso più unico che raro nell'intera Via Lattea) sarebbe sempre un giorno troppo tardi. E perciò confido nel fatto che qualsiasi candidato risponda "sorry, wrong number". Perchè poi sennò, alla prova dei fatti, memori dello sdegno legittimamente sfoggiato davanti all'insinuazione, ci sta che partiamo con la sputtanata grossa come un grattacielo di Dubai.
Perchè qui, signori cari, dovemo campà. E acclarato che la Sipe Nobel non riapre domani (e probabilmente mai) e che non trattasi di un mesto villaggio di umili pescatori come qualcuno ama descriverci, ma di una cittadina che aspira ad essere dinamica e moderna e perciò a confrontarsi con un turismo altrettanto dinamico e moderno, perchè senza questi presuppostì noi semplicemente non si mangia bè, bisogna proprio che vi procuriate un buon sonnifero.
Perchè in conclusione, oltre alle cose di cui sopra, io sono pure un tipo che tende a dilungarsi in quisquilie (e questo post chilometrico ne è la prova) ma che per una volta può pure provare a ricorrere ad un elegante semplificazione giornalistica: se ci avete scambiato per la vostra personalissima colonia termale avete sbagliato di grosso, e per quanto mi riguarda potete pure andare affanculo alla Parrina. Bella, silenziosa e deliziosamente radical-chic.
Daniele Innocenti
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