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domenica 10 luglio 2016
bye bye Pamela..
"Lo spettacolo più brutto dell'anno". In genere i critici teatrali la prendono un pochino più larga per attribuire questo non invidiabilissimo primato. Ci girano un po' intorno, diciamo così. Gigioneggiano coi concetti. E invece iniziava proprio con queste semplicissime parole, con questo messaggio limpido e cristallino una recensione ad opera del critico teatrale di Repubblica allo spettacolo teatrale dello scorso anno di Pamela Villoresi, che dall'alto di queste non proprio onorabilissime credenziali, un attimo dopo sbarcava a Orbetello per monopolizzarne letteralmente l'estate culturale e d'intrattenimento, monopolizzarla soprattutto in termini di risorse economiche (pubbliche, cioè del contribuente) e strutture, proprio nel periodo clou, e che in quest'ultimo paio di giorni starnazza come un'ossessa su vari quotidiani, denunciando il sopruso che consisterebbe nell'asfaltamento della sua rassegna "Arie di Mare" qui a Orbetello, cosa che ha puntualmente fatto scattare la difesa d'ufficio dell'ex sindaco Paffetti, che a volte nel fare l'avvocato delle cause perse ci sembra persino più brava di quanto innegabilmente non sia nelle sua veste di medico, e che l'ha definita "un'eccellenza culturale" (oh, please).
Ma noi, che siamo rompicoglioni patentati, ho qualche dubbio sul fatto che una realtà di cui la stragrandissima (e sottolineerei issima) maggioranza degli orbetellani non ha la più pallida idea di cosa cazzo sia, e per la quale neppure i turisti, neanche i più avveduti, mi risulta si siano accapigliati, costituisca una qualsivoglia eccellenza.
Sua eccellenza Villoresi, che nell'ambiente teatrale italiano suscita soventemente gomitatine e sarcasmo a iosa, se non vero e proprio tritolo sull'innegabile abilità nell'accaparrarsi protezioni politiche che comprendono l'intero arco costituzionale, dalla destra del verace Storace (per il quale la Villoresi si è candidata) sino alla solita sinistra radical chic, ha fatto gentile cadeaux ad Orbetello di un'estate, la scorsa, che ha visto il periodo ferragostano (il più importante) poggiare quasi esclusivamente sulle spalle sudate degli impagabili saltimbanchi in piazza, perchè soldi, palco e energie erano riservate in modo pressochè esclusivo alle non popolarissime aree marine della bella attrice-regista, nonostante qualche notevole spettacolo in cartellone, e che non sono neppure servite a tramutare la nostra povera bella cittadina nella Capalbio 2.0 che molti nella precedente giunta evidentemente agognavano, e che però esiste solo ed esclusivamente nelle loro testoline.
Vedi Monica: quando sul palco di Laguna Trend dicemmo "non prendiamo lezioncine di cultura da nessuno" intendevamo che forse molti nella precedente giunta, e temo tu stessa, non sapessero che i Beatles hanno cambiato il corso della storia e del costume dell'intera società occidentale facendo Obladì Oblada e Yesterday, non sonate per arpa e archi. Che la tradizione del teatro leggero, anche leggerissimo, italiano è, quella si un'eccellenza, cultura allo stato puro (dinastia De Filippo docet). Che persino la rivista (proprio quella delle donnine e dei comici da quattro soldi) fa parte del bagaglio culturale italiano, perchè incastonata in un preciso contesto storico. Che la tradizione degli standing comedian, anche leggeri, anche leggerissimi, è un'eccellenza e un fiore all'occhiello della cultura italiana, e sfido chiunque a dirmi che Walter Chiari non fosse arte e cultura allo zenit. Che ai radical chic piaccia o no, la moda è eccellenza e cultura italiana, persino riconosciuta istituzionalmente (siamo stati l'unico paese al mondo con una Camera della Moda), che il cabaret, anche leggero, anche leggerissimo, è cultura.
Vedi, proprio oggi a Porto Santo Stefano arriva Piero Pelù. Ti spiego: Piero Pelù, che per inciso noi non amiamo, è cultura (neppure più tanto, ahinoi) perchè fa musica. E la musica, qualsivoglia musica, è arte. E chi la fa è un'artista. Ecco cosa è mancato a Orbetello in questi ultimi anni: qualcosa che piacesse, che coinvolgesse, che radunasse gli orbetellani (magari non necessariamente per drogarsi e ubriacarsi a qualche pseudo-rave) in modo più "popolare". Perchè grazie al cielo, anche stavolta le saccenti lezioncine di cultura elargiteci a piene mani da questo o quel guru del radicascicchismo locale e forestiero, gli orbetellani le hanno rispedite al mittente non cagandosele di striscio. Perchè le cose che non suscitano interesse, o ne suscitano pochissimo e sempre dei soliti noti che se la cantano e se la sonano, non vanno bene. Non a Orbetello, non in piena stagione. O perlomeno non solo quelle.
Se noi pensiamo a un'eccellenza culturale orbetellana la prima cosa che ci viene in mente è il Festival dei Presidi, quel fantastico melting-pot di musica, danza, teatro, intrattenimento di ogni sfumatura, di ogni gradazione, che ancora oggi mi chiedo, visto il nulla cosmico che lo ha preceduto e succeduto, se per caso non ci siamo sognati in uno dei nostri momenti di delirio assoluto, tale la miracolosità dell'averlo avuto qui. Ecco, qual'era una "eccellenza", che secondo il nostro modesto parere bisognava fare l'impossibile per non far morire, finanche assecondando qualche capriccio o esosaggine di troppo del patron. I
Intendiamo: alcune cose della rassegna della Villoresi erano degnissime. Ma non ci può essere solo quello, persino relegando importanti eventi locali (se non vi dispiace, numeri alla mano, anche il nostro Laguna Trend) che di interesse ne suscitano eccome, in date infauste, e liquidandole con pochi spicci.
Figuriamoci se noi, ex devoto della nostra grande, grandissima Barbara Nativi, della quale non ci perdevamo un'opera o una rassegna, pensiamo che le rappresentazioni teatrali non vadano bene: se solo però ci fossero volontà e mezzi per controbilanciarle, che so, con un concerto di Fedez (ho una notizia per voi ultras della pallosissima taranta salentina che tutti trovano orribile ma che è cool dire che è fantastica: Fedez è cultura), e non con delle (pur bellissime) sonate al chiar di luna.
Perchè il rischio è quello di smerciare l'immagine di una Orbetello saccente, saputella, di nicchia, filo-capalbiese, che non interessa, non attrae e non fa comodo a nessuno.
Cara Villoresi, con tutto il rispetto, della tua assenza vedremo di farcene una ragione.
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