venerdì 4 dicembre 2015

Spaghetti, pollo e seghettino. Il fenomeno dei furti in centro nell'ora della "siesta".


Quasi una sgradevole consuetudine. Ecco cosa sta diventando la faccenda dei furti all'interno di rinomati shop in pieno centro e in pieno giorno.
Come fantasmi silenziosi e invisibili, arrivano, scassinano, rubano e si dileguano. Senza la complicità delle tenebre, mentre sono tutti sveglissimi e non a letto, in pieno giorno. Alla luce del sole. Che in questo scorso iniziale di dicembre per fortuna non lesina la sua benevolenza.
Ultime vittime Gemma e Sharon, Bastogi Sport, lo storico negozio di articoli sportivi in corso Italia che tutti conosciamo, a cui tutti ci siamo rivolti almeno una volta.
Modalità praticamente identiche al precedente episodio (non molto tempo fa, il punto vendita di una nota catena di abbigliamento intimo) e, minuto più minuto meno, stesso orario.
"Avevamo chiuso l'attività alle 13:00 come ogni giorno" ci racconta Gemma Razzoli "e come ogni giorno torno in negozio alle 16:00 per l'apertura pomeridiana. E mi accorgo subito che qualcosa non va: la chiave non entra ma tanto neppure serve: cancello e porta, seppur apparentemente chiusi, sono invece apertissimi. Forzati". Beh, bel brivido, non c'è che dire: "infatti. Che per altro ho condiviso con un rappresentante che ho trovato ad attendermi all'esterno del negozio e che si è trovato suo malgrado testimone del mio panico iniziale, della sopresa, dello shock. Sia chiaro: ad un primo sguardo anche all'interno tutto sembrava a posto, come sempre. La cassa era chiusa. Ma, piccolo particolare, era vuota". Come pure l'ambiente nella parte più interna dello shop dove c'è un angolo specificamente dedicato alla contabilità. Da lì non era sparito niente. Ma solo perchè non c'era niente. Perchè si era cercato eccome. Perciò i "visitatori" sono così cortesi da non mettere a soqquadro, da non cedere alla tentazione di infilarsi sotto il giubbotto una bella maglia di Scorpion Bay, ma lucidi e freddissimi vanno dritti e rapidi al sodo: ai soldi. E' così?

"Già. Certo a quell'ora anche il centro di Orbetello è piuttosto deserto. Vuoi o non vuoi non è estate, la gente mangia a casa, non c'è un gran viavai".  Probabile. Ma di sicuro non è escluso il passaggio di qualche giovane, di una pattuglia dei carabinieri, di una coppietta di fidanzati, di qualcuno sta tornando in ufficio. Evidentemente i "fantasmi" sono abili abbastanza da considerare questa eventualità e di conseguenza muoversi rapidamente, silenziosamente, senza traccheggiarsi con perdite di tempo superflue, tipo appunto indugiare nella tentazione di aggiungere al bottino un bel capo d'abbigliamento, un berretto, qualsiasi cosa si possa nascondere facilmente in una borsa o appunto sotto il giubbotto. No. Il rischio è già sufficientemente alto per quello che è deducibile che i malviventi si aspettino di trovare all'interno delle attività: l'incasso di una mezza giornata infrasettimanale in bassa stagione. Ci auguriamo tutti momenti floridi per i nostri commercianti, ma insomma va da se che chi ruba non ha preventivato di portarsi via grandi cifre. Anche se per chi subisce il furto rimane, oltre al danno economico, anche e soprattutto quella sgradevole sensazione che si ha dopo episodi del genere: quella di sentirsi violati, di essere in qualche modo vulnerabili, di sentirsi (e essere) tutt'altro che al sicuro.
"Credo che il vivere tutto sommato tranquillo, quieto di Orbetello come di qualsiasi altro piccolo centro (e aggiungiamo per fortuna) non ti fa sbirciare all'interno dei negozi per vedere se dentro sta succedendo qualcosa di strano, o se qualcuno sta sostando nei pressi della vetrina. Nessuno è abituato ad atteggiamenti particolarmente guardinghi. Cosa vuoi che succeda? Si tende a pensare".
Gemma dice anche che negli orari di apertura i negozianti non si sentono particolarmente abbandonati: "le pattuglie dei carabinieri passano, controllano. Caso mai è proprio quando le attività sono chiuse che forse la vigilanza si allenta un po. E invece ultimamente..".
Già, ultimamente. Noi ci concediamo una meritata "siesta" nella pausa lavorativa. Qualcuno evidentemente invece no.

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