Lo sopportiamo con indolenza noi orbetellani l'inverno che non passa mai. Sbruffiamo, ci lamentiamo, smadonniamo e ci raccontiamo che è proprio sull'umore che picchia duro, la brutta stagione. Ma abbassiamo la testa, tiriamo su il cappuccio e vai: finito lo sfogo ci scappa già subito un sorriso. Riusciamo a farlo.
E' lungo! Cioè, lungo esattamente come in qualsiasi altro posto. Per noi però un po di più. Niente teatri, locali, movida, gente, weekend incredibili di folla e shopping, piscine, attrezzature, eventi, cultura. Tutto, ma tutto davvero col contagocce. E una tendenza a viverlo sempre meno fra gli altri: magari con gli altri, ma rigorosamente separati da uno screen e rigorosamente ognuno a casa sua. Qualche cena fra amici, le feste che ci vengono in soccorso, i bagordi di fine anno o Carnevale, ma poco più che rare isolette felici in un pantano di settimane fredde, buie, con le vie mezze vuote. E poi c'è che noi, rispetto ad altri, siamo "gente di mare": la bella stagione, ovvero la primavera prima e l'estate poi, sono la nostra condizione naturale. Il resto, appunto, lo tolleriamo, stringiamo i denti, ci schiacciamo pure un sorriso, ma in realtà vogliamo solo che se ne vada e per un pò non dia piu segni.
Questo appena trascorso è stato quasi per intero dolce e mite, a malapena un vero inverno, eccezione fatta per il terribile colpo di coda siberiano che per un po ci ha costretti a climi e disagi che veramente non sono roba per noi, poi però è stato l'inverno che ci era mancato negli anni scorsi: quelli ventosi e piovosi a oltranza, per mesi: umidi, sciroccosi, da far sbroccare di testa Madre Teresa di Calcutta. Ce lo meritavamo uno cosi, finalmente: il bell'inverno orbetellano dolce, fresco, clemente. Ma per quanto lo sia stato, per quanto sia stato veramente così, non prendiamoci per il culo: basta sfogliare quella pagina del calendario: da febbraio a marzo, e hanno un bel dire che una rondine non fa primavera: psicologicamente siamo glà passati oltre, e la Siberia di pochissimi giorni prima è in avanzata fase di rimozone. Siamo già alle prime spiaggiate in Feniglia quando ancora non c'è quasi nessuno: prima le passegiate, poi il sole e finalmente in custume, i primi bagni un po esitanti, con l'acqua veramente fredda ma tale e tanta è la voglia che vince lei. E poi via: le prime uscite serali, la voglia di stanarsi, di incontrarsi, di andare a fare due passi, che sia la Spiaggetta per frescheggiare e sgranchire, o il Corso per una pizza e un gelato; la Pasqua, maggio e le Feste coi fuochi e le sagre tutt'attorno, e che bella la sensazione di rinascita, di fine-letargo, di alleggerirsi e beccarsi quello schiaffetto di vento fresco che la sera a volte ci sorprende e si fa sentire quando noi ormai ci siamo alleggeriti, e lo schiaffetto del vento fresco serale, dello "spiffero" ce lo prendiamo quasi volentieri, con un brivido e un sorriso: ce lo prendiamo sulle guance che hanno già preso un pò di colore. Qualcuno ama l'inverno un po più di me o di te, qualcuno lo detesta come lo detestiamo io o te. Ma di fatto nessuno, e sottolineo nessuno, può venire a dirmi che questo particolare momento dell'anno non sia graditissimo e benvenutissimo. E' uno stato di grazia, di rinascita, di risveglio. Poi pioverà ancora, la primavera lo fa: ma psicologicamente sai che il più è fatto, che stavolta passa presto, e l'importante è che non fa più freddo e due gocce d'acqua che vuoi che siano. Non so a Torino, a Caltanissetta, oppure a Vetralla o a Courmayeur: non so là e non so per loro. Ma qui: qui e ora, per me e i miei paesani "..sarà una bella primavera."
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