mercoledì 7 gennaio 2015

quando la spocchia e l'arroganza tracimano.


A pensare che il pistolotto di cui riportiamo testimonianza fotografica qua sopra arrivi da qualcuno che parla in rappresentanza di un partito, cioè quegli organismi non è chiaro se più Società per Azioni o associazioni a delinquere che ormai nell'immaginario (ma mica tanto immaginario) collettivo rappresentano l'assenteismo, l'immobilità, l'incapacità, i privilegi e le ruberie per antonomasia fa, nella migliore delle ipotesi, sorridere. Se poi il partito in questione ha nel suo rappresentante massimo uno che non ha mai lavorato un singolo giorno in vita sua, zompettando allegramente da un tele-quiz ultra-trash all'altro, e che si fregia di rappresentare la "generazione dell'I-Phone, non dei gettoni" affetto da una vistosissima, irrefrenabile tendenza al tweet compulsivo, allora pensa quanto possa arrivare a segno questa elegantissima, acutissima teoria secondo la quale chi si azzarda ad esprimere pareri sui social network, accidenti a chi li ha inventate ste rotture di coglioni che mettono in piazza tutte le malefatte o piuttosto le affatto-fatte di questo o quel politico, di questa o quella amministrazione, allora è un perditempo, uno che si trastulla al bar, un vagabondo, un accidioso, per dirla con Dante, anche se ultimamente è gettonatissimo, trendyssimo il modo in cui si può riassumere tutto ciò con una sola eloquentissima parola: disoccupato.
Provino a starci loro un pò di più al bar e nei luoghi dove la gente si incontra, socializza, si confronta, dato che l'impressione che si ha è proprio quella della distanza siderale tra l'inciuciopoli dei conclave di partito e il polso, le opinioni, le passioni, le necessità e magari pure la pancia dei cittadini, degli elettori. E tra l'altro figuriamoci se a sottolineare questo gap terrificante non sia proprio un nutritissimo contingente del partito della rappresentanza del quale la signora Pastorelli, dall'alto dei suoi strabilianti risultati elettorali, si fa scudo. Ci stessero loro un pò di più sui social media a interloquire con coloro che esprimono dissenso, critiche, perplessità: sia che lo facciano per motivazioni (o tornaconto) politiche, che comunque meritano ugualmente, sempre e comunque, appunto un'interlocuzione, o meramente mossi da una salubre e non necessariamente fanatica passione per il proprio paese, la propria città: passione, affetto, legittimo desiderio che nel luogo dove si vive e si crescono i propri figli le cose funzionino a dovere. Provino loro ad abbassare la cresta, a dimostrare un po' più di umiltà e rispondere. Sempre, ogni volta che una questione viene posta, per strampalata che possa sembrare. Che non sempre quelli che scrivono sono degli sfigati mentecatti (gufi, ca va sans dir) che non meritano un briciolo di cotanta politicamente blasonata attenzione. Non sempre. Anzi, quasi mai. Eppure la politica, le scelte amministrative, le decisioni, le non decisioni, sono da secoli ormai presenti in quantità industriale sui social network: alcuni (Twitter, per esempio) ne sono letteralmente invasi: dibattiti, opinioni, confronti, contrasti. Pure l'odioso sproloquiare e ingiuriare a prescindere, senza se e senza ma, al riparo di un comodissimo, vigliacchissimo nick. Ma nel caso in questione non ve n'è traccia: nomi, cognomi, profili identificabilissimi, facce. Di gente comune che noi riteniamo dovrebbe ritenersi offesa da tanta spocchia, da tanta puzza, da tanta per altro ingiustificatissima aria di sufficienza.
Vi sono luoghi, che si chiamino medio oriente o angoli d' Italia ad alta densità mafiosa, dove esprimere le proprie opinioni sui social media può comportare un conto salatissimo. Ma lo si fa . Lo si fa lo stesso. Lo si fa tantissimo. Figuriamoci che paura rischiare di imbattersi nelle impuzzolitissime reazioni radical-chic di qualche esponente del PD. E' la democrazia, bellezza..
E concludendo con quel tocco di ornitologia così tanto a-la-page in casa Democratici c'è da ringraziare il cielo ad essere gufi e non magari dei poveri storni sterminati a frotte grazie anche alle mirabolanti progressivistissime non-decisioni dell'attuale giunta comunale.
Intanto si goda il panorama, signora Pastorelli: lo sfigato sfaticato che sta scrivendo, tra un Bellini e un olivetta nei bar del corso, può vantare un'assidua frequentazione del sito in questione per un lavoro quotidiano non retribuito di volontariato. Per cui sta ancora aspettando un grazie.
Gufo un cazzo.







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