1- Il disagio (di qualsiasi natura) significa anche droga. E una delle poche armi a disposizione è la prevenzione. In cosa consiste la prevenzione in un luogo come il nostro?
Evitare il disagio. Facile a dirsi, difficile a farsi. Parto dal presupposto che in qualsiasi luogo, in qualsiasi dinamica sociale ed economica i soggetti, in particolare i giovani, vivano una dimensione di fermento che altrettanto fisiologicamente, molte volte, non può essere soddisfatta dalla particolare realtà che vivono. Figuriamoci nel caso di una realtà di provincia come la nostra che porta naturalmente all'isolamento per carenza di luoghi e di momenti di vita collettiva. Ecco allora che lo sguardo a volte si rivolge al mondo delle droghe. Allora credo che sia decisamente necessario ricostruire, in particolare ad Orbetello, i luoghi della socialità, quelli per i quali ognuno assume un piccolo od un grande ruolo in un cammino collettivo. Portare fuori la gente, far sì che il Corso e le piazze si ripopolino anche durante la settimana, è secondo me il miglior deterrente. Ragazzo mio vuoi rimanere in casa ad addormentarti con la ketamina? Sapere che il mondo fuori si sta comunque muovendo ti pone almeno un interrogativo al quale devi rispondere, una scelta da compiere. Se fuori non c'è nulla, non ti poni neanche la domanda e non hai neanche bisogno di scegliere.
2- Appunto. Il degrado urbano porta disagio. E il narcotraffico banchetta. Ma di sicuro non è il nostro caso. Qui il problema sembra piuttosto essere una fisiologica irrequietezza giovanile incorniciata dal nulla cosmico.
Torniamo al punto di prima. Con una sfumatura leggermente differente. Il nulla cosmico è causa ed effetto della parcellizzazione della vita collettiva delle comunità che diventa semplicemente somma di singoli elementi. Il che rende più facile il cammino verso percorsi isolati e lontani dalla cura delle altre persone. Ritorno al concetto espresso precedentemente: è necessario stimolare la costruzione di tempi e spazi di socializzazione che uniscano le persone. Una volta ricostruiti il nulla cosmico sparirà da solo. Le iniziative collettive nasceranno con più facilità, è in definitiva un circuito che si autoalimenta. Oggi oltretutto viviamo anche la condizione inedita, per i livelli raggiunti, di una fortissima disoccupazione giovanile che ritengo uno degli elementi essenziali di degrado della condizione di vita dei ragazzi.
3- Scuola, famiglia, istituzioni: ognuno ha il suo bel pezzetto di ruolo. Dove sta secondo te la falla che fa più acqua?
Senza ombra di dubbio la responsabilità massima è delle istituzioni, che forgiano i valori e i fili conduttori delle società, che ridisegnano le città, che decidono dove investire, che decidono cosa esaltare e cosa umiliare. Che possono decidere sulle grandi questioni, per esempio quella della legalizzazione o meno delle droghe leggere, che possono intervenire sui grandi narcotraffici internazionali. Che si devono adoperare, come dicevo prima, per creare le condizioni di occupazione di ognuno, primo vero passo per l'elevazione intellettiva di una persona. A cascata viene tutto il resto. Alla scuola ed alla famiglia rimane comunque il compito forse più difficile: quello di far maturare la personalità dei giovani. Però anche qua andrebbe cambiato passo. Credo che il loro compito non possa e non debba essere quello di produrre una sorta di “proibizionismo culturale” il compito è più difficile ed è quello di costruire nei giovani una analisi critica. La differenza qual'è? È fra l'affermazione: “non farti le canne” e la domanda “sai perchè ti stai facendo le canne?”.
4- Ma non ci prendiamo per il culo: frequentiamo entrambi l'universo giovanile. E qui una delle emergenze si chiama cocaina, che specie nei weekend va via come il pane. Come lo si spiega a un ragazzo che la coca non è cool e vippissima quando praticamente tutti dicono il contrario? Come si fronteggia una droga che ormai è status, diversamente dal sudiciumaio in cui socialmente era stata relegata un paio di decadi fa?
Proprio l'altro giorno guardavo una fantastica seduta della sesta riunione di Alba (Alianza Bolivariana para América Latina y el Caribe) dove Hugo Chávez il Presidente del Venezuela ed Evo Morales il Presidente della Bolivia davanti a tutti gli altri Presidenti eletti dell'America latina dialogavano sulla cocaina. Il Presidente del Venezuela ha tirato fuori in diretta mondiale delle foglie di coca dicendo: “queste sono le foglie sacre degli aymaras, degli inkas, dei nostri indigeni e tutti i giorni di mattina sono abituato a mangiarle... ed il capitalismo e la mafia internazionale le hanno invece trasformate in cocaina”. Ecco il punto! Però la tua domanda è troppo secca e così posta non ammette una risposta. Il problema è secondo me, come in tutto il tema delle droghe, quello di mettere in mano strumenti culturali tali da far porre ancora una domanda critica ai ragazzi: “lo stereotipo all'interno del quale vado a collocarmi dopo essermi imbottito di coca ha veramente una qualità estetica?”. E poi, un piccolo appunto da scienziato: basterebbero dei laboratori usa e getta di analisi delle polveri per dimostrare che sicuramente l'effetto che uno sente è quello degli additivi e non delle “foglie sacre di Chávez”...!
5- Usciamo un attimo dalle porte: sei pur sempre un esponente di SEL. Quando finirà sta follia ingiustificabile delle carceri praticamente piene solo di tossici, piccoli spacciatori e consumatori al più ingordi? Perchè non se ne sente mai parlare, se non dai Radicali che però non sempre godono di grandi platee?
Questo non è vero, diciamo che ai radicali danno spazio solo ed esclusivamente per queste cose, per questo sembrano gli unici a parlarne. Ma SEL e Vendola hanno ribadito più e più volte che la Fini-Giovanardi (n.d.r., la Fini-Giovanardi è la legge che ha abolito la distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti, insomma quella che rischia di rovinarti la vita per una canna) è un'emerita stupidaggine. Ma questa ovviamente è una delle grandi distinzioni della politica del centro-destra e del centro-sinistra. Da un lato c'è la repressione, dall'altro c'è il tentativo di collocazione del disagio sociale all'interno delle piaghe e delle pieghe della società. Da un lato, quello della Fini-Giovanardi, c'è il concetto sbagliato che chi si droga lo fa perché è un deliquente di natura, dall'altro quello mio di SEL e più in generale della sinistra, c'è una riflessione aperta che contestualizza le droghe all'interno del disagio sociale. Allora metaforicamente è il disagio sociale da mandare in carcere, non quello che si fa una canna.
6- E quanti altri secoli di sconfitte e sonore musate ci vorranno perchè la società moderna capisca che la droga non si sconfigge così?
Oggettivamente molti. Per come la penso io, per quello che ho raccontato prima, cioè che la vera responsabilità è delle condizioni di degrado della vita collettiva, per superare il problema delle droghe è necessario un ribaltamento dei modelli di sviluppo socio-economici degli stati. Ma qui la questione si sposta veramente su un altro piano. Certo è che alcuni passettini in avanti potrebbero già essere fatti. Per esempio togliendo dalle mani del narcotraffico internazionale le droghe leggere. Non riproporrei un modello “Amsterdam” ma una legalizzazione e regolamentazione dell'autoconsumo ormai è necessaria. Ci sono molti modi per poter gestire la cosa mantenendo il giusto livello di serietà nella discussione ed è ora che ci si avvii a farlo.
7- In fase terapeutica le Asl giocano hanno la loro parte. Sono efficienti? E lo sono quanto dovrebbero? E il personale preposto è sufficientemente preparato?
In Consiglio Comunale quando abbiamo discusso di sanità, alla presenza del Direttore Generale della ASL, ho dichiarato chiaro e tondo che il destino dell'ospedale di Orbetello non era l'unica emergenza del sistema sanitario locale. Ne esistevano altre fra le quali una in particolare, il SERT. Lavora in condizioni precarie, con poche risorse, nonostante sia una dei settori più sollecitati come numero di utenti. È ovvio dunque che si debbano investire più risorse, non solo però nella fase di cura e gestione delle tossicodipendenze che è veramente l'ultima spiaggia, ma anche in fase di analisi e preventiva. È necessario creare degli osservatori che analizzino i luoghi ed i tempi della vita della comunità giovanile e che siano capaci di interpretarne il disagio. Per quanto mi riguarda, nel Comune di Orbetello, sto cercando, nonostante la limitatezza delle risorse, di avviare un progetto sperimentale con alcuni professionisti proprio in questo senso.
8- E ora ti offriamo la favolosa chance di fare un attimo la voce grossa contro quelli che dicono che certi raduni danzerecci a cui l'Amministrazione di cui fai parte ha steso il tappeto rosso non sono culturalmente la risposta più calibrata contro lo svacco e lo sballo.
Guarda, sinceramente penso che non ci credano realmente neanche loro. Sfortunatamente la vita politica di questa amministrazione è caratterizzata da una forte spaccatura sociale, per la quale qualsiasi iniziativa in qualche modo promossa da noi viene attaccata non tanto sul merito della stessa ma con l'unico scopo di delegittimarci. Le feste ed i grandi raduni se ben gestiti sono occasione di riunione e divertimento. I periodi universitari, quelli di massima crescita intellettiva ed intellettuale delle persone, sono sempre caratterizzati da grandi feste. In particolare nel mediterraneo occidentale siamo portatori di una cultura che ha nel suo codice genetico il mangiare ed il bere collettivo affiancato dalla musica, è la nostra natura. Quindi non capisco sinceramente di che cosa si parli. Poi è ovvio che le feste non sono la soluzione a tutte le problematiche ma nessuno le aveva mai proposte come tali. La voce grossa non è necessario dunque farla, però una cosa voglio dirla: se qualcuno ha bisogno di scontrarsi politicamente mi dica dove e quando e subito apparirò, però lascino perdere tutti quei giovani che in quelle iniziative hanno messo cuore ed entusiasmo. Loro con le diatribe della real politik non hanno nulla a che vedere.
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VERONICA PEROTTI su Orbetellover: "per quanto mi riguarda è la disoccupazione la più grande piaga x i giovani poiché senza lavoro non si raggiungerà mai quel grado di maturità necessario per condurre una vita "normale". Anche perchè senza soldi chi si muove di casa?? Sarebbe giusto incentivare le imprese ad assumere i giovani e non solo amici di o parenti vari come sta succedendo adesso.. Mi sto trovando in questo disagio in prima persona e la scelta che mi trovo a dover compiere è difficile...restare qui a marcire sperando nel solito impiego stagionale o andarmene altrove? Amo Orbetello ma è diventata una realtà difficile da vivere, purtroppo."
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