Non siamo che alla prima uscita. Ma gli elementi per giungere ad una conclusione si sono già palesati tutti: questo è il Carnevaletto da 3 Soldi nella sua forma migliore. Questa è la massima espressione del tradizionale appuntamento carnevalesco orbetellano. Questo è esattamente come il Carnevaletto deve essere.
Ripartire dopo la lunga pausa forzata (?) è stato faticosissimo. Lo si evince chiaramente dal di fuori, figuriamoci se lo deve esser stato per coloro che vi sono coinvolti in prima persona. Parliamo di meccanismi grossi e rodati. Che non dovremmo mai bloccare. Perchè poi riavviarli richiede tempo, energie e, appunto, fatica.
E' ripartito subito bene, diciamocelo. Con l'umiltà richiesta dalla consapevolezza di non poter tornare subito agli antichi splendori.
Perciò bene la rimessa in campo progressiva delle risorse, bene l'intenzione di non strafare, bene l'aver lasciato che il tempo fosse d'aiuto a far si che l'ingranaggio riprendesse velocità senza spingere troppo sull'accelleratore, a rischio di fondere.
E, come ci ricordava Michela Paolini quando l'abbiamo interpellata a riguardo, eccoci al decimo anno da quella riparatenza, e il Carnevaletto è ormai tornato, e senza ombra di dubbio, ad essere quello dei vecchi tempi.
Chi scrive trova lusinghiero il fatto che ancora molta gente ricordi e gli menzioni quei carnevali, quegli specifici carri. E' una manifestazione d'affetto che gratifica. Ma, al netto della legittima nostalgia per quando avevamo tutti qualche annetto in meno, c'è da dire che finalmente il nostro carnevale è tornato esattamente a quei livelli. Dettaglio più dettaglio meno. Adesso è semplicemente ovvio che molta gente possa partire anche da località piuttosto lontane per immergersi nella festa lagunare del carnevale. Tempo, chilometri e soldi spesi bene. Per tutti: grandi e piccini.
Anzi. Il numero dei carri non è mai stato così consistente. Nei carnevali in questione, noi del rione Piazza d'Armi eravamo praticamente gli unici ad investire così tante risorse ed energie nella cura del gruppo a terra che precede il carro, nei costumi, nelle elaboratissime coreografie in sincro, nel make up, in ogni singolo dettaglio.
Adesso questo lo si fa molto di più. Complice anche l'intervento di alcune scuole di ballo della zona, quello che noi vediamo sono coreografie molto belle e costumi curatissimi. In almeno la metà dei carri.
Adesso questo lo si fa molto di più. Complice anche l'intervento di alcune scuole di ballo della zona, quello che noi vediamo sono coreografie molto belle e costumi curatissimi. In almeno la metà dei carri.
(solo un consiglio tecnico, se ce lo concedete, dall'alto di qualche annetto di esperienza: non distanziatevi dal vostro carro! Il buco che si crea tra esso e il gruppo a terra è brutto. Chi dirige deve prestare grande attenzione ed allenare bene tutti a ballare sul posto anche a lungo, se necessario. Vediamo coreografie che finiscono con l'essere più a ridosso del carro che le precede che al proprio. E non è bello a vedersi. Ci perdonate questo momento col ditino alzato?).
Certo, l'ideale sarebbe che tutti i carri le avessero dello stesso pregio, perchè non si tratta di un dettaglio, non si tratta di un semplice contorno al lavoro dei maestri carristi. Si tratta invece di aggiungere uno spettacolo allo spettacolo. Un robustissimo incentivo al potenziale di appeal sul pubblico.
Un altro punto niente male che ci sentiremmo di sottolineare a favore dell'attuale Carnevaletto è l'abilità dei carristi. Sono molti di più coloro che con l'allestimento vero e proprio del carro ci sanno fare di brutto.
Diciamocelo: la premiata ditta Angione e Co era inarrivabile.
Prima si trattava dei loro carri (puntualmente gagliardi) delle nostre coreografie e potenza dell'impiantistica audio-luci, e di un po di contorno. Perchè con loro non c'era competizione. Sciocco tentare di sfidarli sul loro terreno. Di questo eravamo tutti consapevoli. Per questo preciso motivo noi sapevamo di dover giocare altre carte.
Ma da un po di tempo la situazione è mutata: loro restano loro, e su questo non si discute, ma dei lavori notevolissimi negli ultimi anni li abbiamo visti anche su altri carri. E questo è doppiamente positivo.
Se la concorrenza è reale, è ovviamente uno stimolo per tutti a dare il meglio.
E poi perchè è una garanzia riguardo l'ipotesi che, parlando per assurdo, un domani i Mariotti o gli Angione decidessero per chissà quale motivo di averne le palle piene, questo turberebbe di sicuro la riuscita del nostro carnevale. Ma non completamente. Non più.
E anzi. Noi crediamo che quell'arte, quell'abilità, quel talento così vitali per una manifestazione tanto importante e amata, dovrebbero essere in qualche modo insegnati, tramandati, affidati a chi avrà in carico i carnevali di domani (dai, diciamo dopodomani). Questo si che sarebbe fantastico.
Un laboratorio dove ragazzi e ragazze più giovani, molti dei quali specie nel periodo invernale non è che abbiano tutto sto granchè da fare, potessero imparare i rudimenti fondamentali dell'arte carristica. A garantirne la continuità.
Perchè chiariamoci subito: la tecnologia forse un giorno riuscirà a cambiare la fisionomia pure al carnevale. Ma quel giorno, appunto, non è domani.
Un altro punto niente male che ci sentiremmo di sottolineare a favore dell'attuale Carnevaletto è l'abilità dei carristi. Sono molti di più coloro che con l'allestimento vero e proprio del carro ci sanno fare di brutto.
Diciamocelo: la premiata ditta Angione e Co era inarrivabile.
Prima si trattava dei loro carri (puntualmente gagliardi) delle nostre coreografie e potenza dell'impiantistica audio-luci, e di un po di contorno. Perchè con loro non c'era competizione. Sciocco tentare di sfidarli sul loro terreno. Di questo eravamo tutti consapevoli. Per questo preciso motivo noi sapevamo di dover giocare altre carte.
Ma da un po di tempo la situazione è mutata: loro restano loro, e su questo non si discute, ma dei lavori notevolissimi negli ultimi anni li abbiamo visti anche su altri carri. E questo è doppiamente positivo.
Se la concorrenza è reale, è ovviamente uno stimolo per tutti a dare il meglio.
E poi perchè è una garanzia riguardo l'ipotesi che, parlando per assurdo, un domani i Mariotti o gli Angione decidessero per chissà quale motivo di averne le palle piene, questo turberebbe di sicuro la riuscita del nostro carnevale. Ma non completamente. Non più.
E anzi. Noi crediamo che quell'arte, quell'abilità, quel talento così vitali per una manifestazione tanto importante e amata, dovrebbero essere in qualche modo insegnati, tramandati, affidati a chi avrà in carico i carnevali di domani (dai, diciamo dopodomani). Questo si che sarebbe fantastico.
Un laboratorio dove ragazzi e ragazze più giovani, molti dei quali specie nel periodo invernale non è che abbiano tutto sto granchè da fare, potessero imparare i rudimenti fondamentali dell'arte carristica. A garantirne la continuità.
Perchè chiariamoci subito: la tecnologia forse un giorno riuscirà a cambiare la fisionomia pure al carnevale. Ma quel giorno, appunto, non è domani.
ph: Orbetellove
L'unica nota (un po') dolente riguarda la presenza di quelle maschere sganciate dal contesto dei carri. Perciò individuali, di gruppo o coppia.
Naturalmente ve ne sono, anche molto belle, specie tra i più piccoli.
Ma potrebbero essere di più. La situazione migliora un po con l'approssimarsi del martedì grasso, quando molti comunque una maschera se la preparano per quella particolare serata, sfoggiandola poi anche in occasione dell'ultimo paio di uscite. Mentre sarebbe bello se il Carnevaletto pullulasse di maschere sin dal primo appuntamento. Che se tanto dovete prepararvela, tanto vale anticipare un po. E contribuire così a rendere il tutto più bello e divertente, anche nelle pause della parata dei carri. Forse lo spirito di partecipazione potrebbe essere incentivato con un premio. Un bel premio.
No?
Un'ultima considerazione per sottolineare che la parola concorrenza non l'abbiamo tirata fuori a caso.
Crediamo fermamente che alimentarla, anche nell'aspetto rionale della tifoseria per un carro o l'altro, e comunque appunto la tifoseria tout court, serva ad accrescere la passione ed il coinvolgimento di chi partecipa attivamente e di chi semplicemente assiste.
A Orbetello il rischio fanatismo non esiste. Il pubblico nostrano è anzi rinomato per quella certa dose di distacco, quasi di diffidenza nei confronti delle iniziative. Che non sempre è cosa bellissima, ma che se non altro ci preserva proprio dalle esasperazioni tipiche, che so, di qualche palio.
Ma un po' di spirito da palio crediamo invece che gioverebbe ad un evento di questo tipo. Ne gioverebbe in trasporto, in emotività, in orbetellanità.
Che, siamo sicuri, finirebbero pure col contagiare i visitatori,
coloro che Piazza d'Armi non hanno neppure idea di cosa sia. Chissà.
E concluderemmo dicendo che ovviamente si è lavorato bene, il comitato è stato operosissimo, sono state investite le giuste risorse pubbliche, lo spirito di partecipazione è tornato a livelli altissimi.
Avanti così.
"we want you"
al Carnevaletto da 3 Soldi di Orbetello
All pics: Roberto Catani
salvo dove indicato.