sabato 24 dicembre 2011

2011: abbiamo perso qualche pezzo..


Chi si occupa di animali che vivono in libertà, colonie feline, cani randagi, speci protette etcetera, sa che è la prassi. Quando un nuovo anno si avvicina si fanno due conti: qualcuno nuovo è arrivato. Ma qualcuno manca all'appello.
E' così: lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ma questo per noi è stato un anno strano. Siamo arrivati alla fine e rovistando con la memoria tra i "pezzi mancanti", tutti per carità, anche i piccolissimi che non ce l'hanno fatta a diventare grandi, che avremmo voluto veder crescere, ai quali avremmo voluto dare più tempo, più amore; rovistando tra chi manca all'appello,dicevamo, alla fine di questo 2011 balza agli occhi un dato, una caratteristica che ce lo renderà purtroppo indimenticabile.
Ci hanno lasciato molti "maschi dominanti". Quei gattoni bellissimi e in realtà un pò tontoloni, di indole mite (diversamente dalle femmine che posseggono l'istinto innato di sopravvivenza della specie stessa tendendo perciò a essere più aggressive, meno disponibili), quelli ciccionissimi, pelandroni e dal pelo bello e lucido nei momenti di "pace dei sensi"
e invece impavidi, combattivi, sudici e smagriti, spesso feriti, quando c'è da aggiudicarsi i "favori" delle gattine in calore di tutto il circondario. Giorni e giorni di digiuni, di battaglie all'ultimo graffio e morzo, di temporali o gelo, o afa soffocante che però non ti fermano: perchè in "quei giorni" l'istinto all'accoppiamento vince su tutto. E perciò le lunghe, inquietanti sparizioni e poi però finalmente il ritorno: e da lì solo poche settimane per rivederli in forma: pelandroni, di nuovo paffuti, affamati ma pazienti, diligentemente accucciati in attesa del loro turno quando finalmente, dopo le 24 ore previste da norme e regolamenti, arriva la pappa. Stavolta no. Stavolta loro non sono mai tornati. Una coincidenza strana, triste: li accudivamo da anni, molti dei gatti di cui ci occupiamo sono in realtà figli
loro (e alcuni ne sono delle copie quasi perfette), li abbiamo fotografati, messi sui nostri calendari, riempito cartelle e cartelle con le loro foto. Poi all'improvviso più niente. Per un pò aspetti, forse una gatta in calore anche se non è il periodo o chissà cosa ma comunque ci può stare. Ma intanto però capisci che i giorni stanno passando, che così a lungo non si sono mai rtello su un portone nel vicinato, di qualche signora che magari se ne occupava un pò quando noi non c'eravamo, garantendo almeno un altro pasto nell'arco delle altrimenti lunghissime 24 ore: qualcuno ha visto questo micio?.. E capisci che stavolta qualcosa non va. Ma che puoi fare? Niente, tranne sperare che magari, seppur dopo tanti anni, abbiano trovato un posto più accogliente, un giardino con qualcuno che stavolta non li ha scacciati, chissà: strano ma possibile.
Poi più concretamente speri che non abbiano sofferto. Che non si siano appartati ad agonizzare dopo un incidente e chissà per quanto, magari pensando a te quando arrivava quella che per anni era stata l'ora della pappa; magari neppure lontano, magari sentendo il rumore della tua macchina già da lontano che ogni mattina, sole o pioggia, significava finalmente sollievo da quella cosa brutta che è la fame, e finalmente un'oretta in cui qualcuno ti coccola, ti nutre, ti cura, soprattutto ti considera. Ma ogni essere vivente ha i suoi istinti. Noi umani abbiamo il nostro, di sopravvivenza, quello che ti spinge a difenderti dai sentimenti dolorosi. Quello che ti fa esser duro quando quotidianamente hai a che fare con la tremenda condizione del randagismo, quando non puoi fare niente magari davanti a un cucciolo sofferente e il senso di frustrazione ti mangia. Devi fingere di non sentire dolore, perchè il dolore prima o poi ti fermerebbe, ti scoraggerebbe, ti farebbe arrendere. E invece loro hanno bisogno di te, che tu ci sia e che non t'arrenda. Ogni giorno: anche a Natale, anche a capodanno. Quell'istinto che ti fa pensare che questi bei gattoni che vedi nelle foto ora sono in un posto più caldo e accogliente di quello che tu riuscivi a garantirgli, che gli dà più pappa di quanto tu riuscivi a dargli, che gli dà più tempo. E più amore. Ciao micioni.

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